Punti chiave

  • Il dollaro americano ha ceduto oltre il 9% quest’anno nel contesto di tensioni commerciali, preoccupazioni sul fronte fiscale e incertezza istituzionale che ha portato gli investitori globali a riconsiderare le loro posizioni denominate nella valuta americana.
  • La sovraperformance dell’azionario globale (ex-Stati Uniti) è stata favorita dal deprezzamento del dollaro. Gli sviluppi recenti e la loro velocità evidenziano il valore della diversificazione globale.
  • A lungo termine il dollaro americano appare con valutazione equa. Ci aspettiamo sovraperformance dell’azionario globale (ex-Stati Uniti) rispetto a quello americano ma il vantaggio di performance probabilmente deriverà dai fondamentali societari anziché dalla debolezza del dollaro.
     

Negli ultimi tre anni il dollaro americano è rimasto in area di sopravvalutazione e ha apparentemente sfidato la legge di gravità dei fondamentali. Negli ultimi mesi però è sceso, raggiungendo livelli che stimiamo ne riflettano il fair value di lungo periodo rispetto a un paniere di valute dei mercati sviluppati. 

Il dollaro è sceso portandosi in territorio di fair value

Grafico che mostra come il dollaro americano sia sceso nell’ultimo anno portandosi in territorio di fair value.

Note: il grafico riporta la nostra stima di fair value per il dollaro americano in rapporto a un paniere di valute composto da euro, yen giapponese, sterlina britannica, dollaro canadese e dollaro australiano, con ponderazione in base alla capitalizzazione di mercato azionario. La stima di fair value è basata sulla porzione dei movimenti dei tassi di cambio che può essere spiegata tramite i differenziali di forza economica sulla base della capacità produttiva (PIL pro capite a parità di potere di acquisto) e dei tassi d’interesse reali a lungo termine.

Fonti: elaborazioni di Vanguard sulla base di dati Refinitiv e del Fondo Monetario Internazionale al 30 giugno 2025.

Con il dollaro che adesso è tornato saldamente all’interno del nostro range di fair value stimato, riteniamo che i rischi siano più bilanciati rispetto a qualsiasi altro momento degli ultimi tre anni. Sul breve periodo, un allentamento delle tensioni commerciali e una maggiore certezza rispetto alle politiche degli Stati Uniti potrebbero portare la valuta americana ad apprezzarsi. Per contro, il dollaro potrebbe registrare ulteriori flessioni qualora gli investitori globali continuassero a rivalutare le posizioni in attivi denominati in questa valuta. Sul più lungo termine tuttavia prevediamo una maggiore produttività e tassi d’interesse a livelli che resteranno elevati ma sostenibili negli Stati Uniti e di supporto all’attuale valutazione del dollaro.

Gli sviluppi recenti rafforzano le argomentazioni a favore della diversificazione globale. Con le valutazioni dell’azionario americano tuttora elevate e altri mercati che offrono prospettive di rendimento più radicate in termini storici, distribuire il rischio su varie regioni resta un caposaldo di una solida strategia di lungo termine.1

Le nostre previsioni economiche

Stati Uniti

Performance resiliente nel primo semestre

Nonostante la considerevole incertezza sulle politiche, l’economia americana è rimasta resiliente nella prima metà del 2025. Il mercato del lavoro ha decelerato in modo misurato sinora e resta equilibrato. La creazione di nuovi posti di lavoro negli Stati Uniti si aggira su una media mensile intorno a 150.000 unità con riferimento sia all’ultimo trimestre sia allo scorso anno, evidenziando un periodo di stabilità non comune. Allo stato attuale ci aspettiamo una modesta spinta alla crescita nel 2026 alla luce di queste condizioni mentre gli effetti del deficit restano oggetto di primaria attenzione da parte degli operatori di mercato.

I dati economici hanno continuato a indicare un’inflazione inferiore alle attese. Nonostante il sensibile aumento delle aliquote dei dazi annunciati, le consistenti importazioni anticipate nei mesi precedenti hanno smorzato gli effetti inflazionistici e probabilmente continueranno a farlo per tutto il 2025. Tuttavia i dati di giugno dell’indice dei prezzi al consumo (CPI) indicano un’accelerazione nella componente core per i prezzi dei beni, il che suggerisce che le imprese stanno cominciando a trasferire i costi dei dazi ai consumatori. Ci aspettiamo un modesto incremento del dato core per i prezzi dei beni nella seconda metà dell’anno e prevediamo che l’inflazione di fondo per l’indice PCE si attesti al 3% su base annua per fine 2025.

Va osservato che le importazioni anticipate non sono un vantaggio gratuito: hanno smorzato l’impatto degli aumenti dei dazi sul breve periodo ma ne prolungheranno in modo modesto gli effetti al 2026. 

Previsioni economiche per gli Stati Uniti

 

Crescita del PIL

Tasso di disoccupazione

Inflazione di fondo (core)

Tasso di politica monetaria

Previsioni per fine anno

1,5%

4,7%

3%

4%

Note: la crescita del PIL è definita come variazione del PIL reale (vale a dire al netto dell’inflazione) su base annua stimata nell’anno di previsione rispetto all’anno precedente. Il tasso di disoccupazione è quello stimato per dicembre 2025. L’inflazione di fondo esclude le componenti volatili rappresentate dai prezzi di alimentari ed energia ed è riferita alla variazione percentuale su base annua dell’indice PCE stimata per dicembre 2025. Il tasso di politica monetaria è riferito all’estremo superiore dell’intervallo dei tassi sui fed fund fissato dalla Federal Reserve, stimato per fine anno.

Fonte: Vanguard.

Area Euro

Lo stimolo fiscale tedesco rafforza le prospettive di crescita

Per l’Eurozona prevediamo una crescita intorno all’1% sia nel 2025 che nel 2026, lievemente al di sotto del tendenziale. Il rallentamento dell’attività economica globale, dovuto in parte all’elevata incertezza sulle politiche e a dazi più alti è atteso pesare sulla domanda finale. La spinta positiva fornita dal pacchetto fiscale tedesco e dall’aumento della spesa per la difesa in tutta l’UE si vedrà nel 2026. I rischi sul breve termine relativi all’implementazione della politica fiscale tedesca sono stati allontanati. ​

Le probabilità di discesa dell’inflazione al di sotto del target del 2% della Banca Centrale Europea (BCE) sono in aumento. Sia la crescita dei salari sia l’inflazione sul fronte dei servizi sono in significativo calo. Inoltre le prospettive di indebolimento della crescita globale assieme a un euro più forte e prezzi dell’energia più bassi lasciano presagire ulteriore disinflazione andando avanti. ​

Prevediamo un solo ulteriore taglio dei tassi da parte della BCE per questo ciclo, che porterebbe il tasso di politica monetaria all’1,75%, lievemente al di sotto della nostra stima per il tasso neutrale (2%–2,5%). Le aspettative sono più orientate verso l’ulteriore allentamento.​

Previsioni economiche per l’Area Euro

 

Crescita del PIL

Tasso di disoccupazione

Inflazione di fondo (core)

Tasso di politica monetaria

Previsioni per fine anno

1,1%

6,3%

2,1%

1,75%

Note: la crescita del PIL è definita come variazione del PIL reale (vale a dire al netto dell’inflazione) su base annua stimata nell’anno di previsione rispetto all’anno precedente. Il tasso di disoccupazione è quello stimato per dicembre 2025. L’inflazione di fondo esclude le componenti volatili rappresentate dai prezzi di energia, alimentari, alcolici e tabacchi, ed è riferita alla variazione percentuale su base annua dell’Indice armonizzato dei prezzi al consumo, stimata per dicembre 2025. Il tasso di politica monetaria è il tasso sui depositi fissato dalla BCE, stimato per fine anno.

Fonte: Vanguard.

Regno Unito

Prevista ulteriore stretta fiscale

Lo spazio fiscale (circa 10 miliardi di sterline) precedentemente a disposizione della Cancelliera dello Scacchiere sarà con tutta probabilità svanito prima della finanziaria d’autunno per via degli sviluppi sul fronte delle politiche e delle probabili revisioni al ribasso della crescita a breve termine e tendenziale da parte dell’Office for Budget Responsibility britannico. L’intensificarsi della stretta fiscale è da tempo nelle nostre previsioni e la ragione primaria di stime di crescita per il Regno Unito pari allo 0,8% per il 2026, inferiori a quelle di consenso.

Con il mercato del lavoro e la crescita dei salari che mostrano segni di raffreddamento, ci aspettiamo che anche l’inflazione per la componente dei servizi che si è attestata ampiamente sul 5% negli ultimi mesi presto rallenti ulteriormente. Questi sviluppi assieme alle prospettive di ulteriore stretta fiscale nella finanziaria d’autunno e alle aspettative d’inflazione a lungo termine ben ancorate dovrebbero convincere la Bank of England (BoE) che le pressioni inflazionistiche si placheranno nonostante l’attuale resistenza.​

Continuiamo ad attenderci che la banca centrale mantenga una cadenza trimestrale nei tagli dei tassi, che porterebbe il tasso di riferimento al 3,75% per fine 2025 e al 3,25% per metà del 2026.​ Ci aspettiamo inoltre che a settembre la BoE fissi nel programma dei prossimi 12 mesi la riduzione delle sue posizioni in gilt a 75 miliardi di sterline.​

Previsioni economiche per il Regno Unito

 

Crescita del PIL

Tasso di disoccupazione

Inflazione di fondo (core)

Tasso di politica monetaria

Previsioni per fine anno

1,1%

4,8%

3%

3,75%

Note: la crescita del PIL è definita come variazione del PIL reale (vale a dire al netto dell’inflazione) su base annua stimata nell’anno di previsione rispetto all’anno precedente. Il tasso di disoccupazione è quello stimato per dicembre 2025. L’inflazione di fondo esclude le componenti volatili rappresentate dai prezzi di alimentari, energia, alcolici e tabacchi, ed è riferita alla variazione percentuale su base annua dell’Indice dei prezzi al consumo (CPI), stimata per dicembre 2025. Il tasso di politica monetaria è il tasso bancario (bank rate) fissato dalla Bank of England stimato per fine anno.

Fonte: Vanguard.

Giappone

BoJ prudente nel contesto di incertezza e preoccupazioni sui mercati dei capitali

Gli sviluppi sul fronte dei dazi hanno innescato un brusco deterioramento della fiducia di consumatori e imprese che lascia presagire l’affievolirsi nei prossimi trimestri dello slancio negli investimenti. L’export è rimasto relativamente saldo nel periodo aprile-maggio nonostante la politica di dazi americani, con il calo delle esportazioni di automobili verso gli Stati Uniti parzialmente compensato da flussi verso altri Paesi asiatici e dalle esportazioni anticipate nel comparto tecnologico.

Ci aspettiamo che la Bank of Japan (BoJ) lasci i tassi invariati allo 0,50% alla riunione di luglio. Prevediamo tuttavia che la banca centrale proseguirà il ciclo di normalizzazione della politica monetaria in quanto l’inflazione resta ben al di sopra del target e le dinamiche salari-prezzi si stanno rafforzando. Stimiamo un tasso di politica monetaria allo 0,75% per fine anno.

Previsioni economiche per il Giappone

 

Crescita del PIL

Tasso di disoccupazione

Inflazione di fondo (core)

Tasso di politica monetaria

Previsioni per fine anno

0,7%

2,4%

2,4%

0,75%

Note: la crescita del PIL è definita come variazione del PIL reale (vale a dire al netto dell’inflazione) su base annua stimata nell’anno di previsione rispetto all’anno precedente. Il tasso di disoccupazione è quello stimato per dicembre 2025. L’inflazione di fondo esclude le componenti volatili rappresentate dai prezzi degli alimentari freschi, ed è riferita alla variazione percentuale su base annua dell’indice dei prezzi al consumo del Paese, stimata per dicembre 2025. Il tasso di politica monetaria è il tasso overnight fissato dalla Bank of Japan stimato per fine anno.

Fonte: Vanguard.

Cina

Dopo un primo semestre solido è probabile un rallentamento dello slancio di crescita

L’economia cinese ha dimostrato una crescita resiliente nel secondo trimestre, con un’espansione del PIL reale più robusta delle attese e pari al 5,2% su base annua con un solido incremento dell’1,1% su base trimestrale. Alla luce di questo vigore abbiamo rivisto al rialzo le nostre previsioni di crescita del PIL del Dragone per l’intero 2025 dal 4,6% al 4,8%. La crescita è stata sostenuta principalmente da robuste esportazioni e dall’allentamento monetario proattivo. Il programma di incentivi per la rottamazione e sostituzione di beni ha favorito i consumi e l’accelerazione delle misure di stimolo hanno sostenuto la crescita economica.

Le esportazioni sono rimaste solide nonostante i dazi americani, sostenute da quelle anticipate nonché da nuove rotte e destinazioni delle merci. Prevediamo che nei prossimi mesi si plachi la volatilità delle politiche sul fronte esterno, con temporaneo sollievo per l’export del Paese. Il picco dei dazi potrebbe essere alle spalle ma permangono ostacoli con l’aliquota media dei dazi americani sui beni cinesi oggi più elevata rispetto a inizio anno.

Ci aspettiamo il moderarsi dello slancio di crescita cinese nella seconda metà dell’anno. Gli impulsi positivi derivanti dalle esportazioni anticipate verosimilmente si affievoliranno mentre fattori avversi di varia fonte peseranno sulla domanda.

Previsioni economiche per la Cina

 

Crescita del PIL

Tasso di disoccupazione

Inflazione di fondo (core)

Tasso di politica monetaria

Previsioni per fine anno

4,8%

5,1%

0,5%

1,3%

Note: la crescita del PIL è definita come variazione del PIL reale (vale a dire al netto dell’inflazione) su base annua stimata nell’anno di previsione rispetto all’anno precedente. Il tasso di disoccupazione è quello stimato per dicembre 2025. L’inflazione di fondo esclude le componenti volatili rappresentate dai prezzi degli alimentari e dell’energia, ed è riferita alla variazione percentuale su base annua dell’indice dei prezzi al consumo del Paese, stimata per dicembre 2025. Il tasso di politica monetaria è il tasso sui pronti contro termine a sette giorni fissato dalla banca centrale cinese, stimato per fine anno.

Fonte: Vanguard.

Prospettive di rendimento per le classi di attivo

Le previsioni di rendimento annualizzato a 10 anni di Vanguard per le varie classi di attivo sono state aggiornate sulla scorta delle ultime elaborazioni del Vanguard Capital Markets Model® (VCMM) sulla base dei dati al 30 giugno 2025.

Le nostre proiezioni di rendimento nominale annualizzato a 10 anni espresse in valuta locale per gli investitori sono le seguenti2:

Tabelle con analisi comparativa dei rendimenti delle classi di attivo e della loro volatilità. Sono riportate le stime di Vanguard di rendimento annualizzato a 10 anni e di volatilità per i vari tipi di investimento in tre valute: sterlina britannica, euro e franco svizzero.

1 Vanguard stima per i rendimenti a 10 anni una probabilità del 66% di sovraperformance dell’azionario globale (ex-Stati Uniti) rispetto all’azionario americano, alimentata dai differenziali valutativi e di crescita degli utili.

I dati sono basati su un intervallo di 2 punti intorno al 50° percentile della distribuzione dei risultati di rendimento per l’azionario e su un intervallo di 1 punto intorno al 50° percentile per l’obbligazionario.

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Outlook economico e di mercato di Vanguard per il 2025: Oltre l’atterraggio

Il nostro outlook 2025 è pubblicato.

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Eventi e webinar

Scopri i prossimi eventi e le risorse on-demand.

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IMPORTANTE: Le proiezioni e le altre informazioni ottenute col Vanguard Capital Markets Model per quanto riguarda la probabilità dei diversi risultati degli investimenti sono di natura ipotetica non rispecchiano risultati di investimenti reali e non sono garanzia di rendimenti futuri. I risultati del VCMM variano ogni volta che lo si utilizza e nel tempo. Le proiezioni ottenute col VCMM sono basate su un’analisi statistica di dati storici. I rendimenti futuri possono avere un andamento diverso dai modelli storici catturati nel VCMM. È importante notare che il VCMM potrebbe sottostimare gli scenari negativi non osservati nei periodi storici nei quali è basato il modello di stima.

Il Vanguard Capital Markets Model® è uno strumento di simulazione finanziaria proprietario, sviluppato e gestito da esperti di ricerca e consulenti qualificati di Vanguard. Il modello prevede le distribuzioni dei rendimenti futuri di una vasta gamma di classi di attivi. Tra le classi di attivi figurano i mercati azionari statunitensi e internazionali, buoni del tesoro statunitensi e mercati dei titoli societari obbligazionari con diverse scadenze, mercati obbligazionari internazionali, mercati monetari statunitensi, materie prime e alcune strategie d’investimento alternative. Il fondamento teorico ed empirico del Vanguard Capital Markets Model è che i rendimenti delle diverse classi di attivi rispecchiano la contropartita richiesta dagli investitori per assumersi diversi tipi di rischio sistematico (beta). Al centro del modello vi sono le stime del rapporto statistico dinamico tra fattori di rischio e rendimenti degli attivi, ottenute da analisi statistiche basate sui dati finanziari ed economici mensili disponibili a partire dagli inizi degli anni Sessanta del secolo scorso. Tramite un sistema di equazioni stimate, il modello applica un metodo di simulazione Monte Carlo per proiettare i rapporti stimati tra i fattori di rischio e le classi di attivi, come pure l’incertezza e la casualità nel tempo. Il modello produce un’ampia serie di risultati simulati per ogni classe di attivi su diversi orizzonti temporali. Le previsioni si ottengono attraverso misure di tendenza centrale in tali simulazioni. I risultati ottenuti con lo strumento variano ogni volta che lo si utilizza e nel tempo.

Il valore primario del VCMM sta nella sua applicazione all’analisi dei potenziali portafogli dei clienti. Le previsioni per le classi di attivo del VCMM, comprese le distribuzioni della volatilità, delle correlazioni e dei rendimenti attesi, sono cruciali per la valutazione dei potenziali rischi di ribasso, dei diversi trade-off tra rischio e rendimento e dei benefici di diversificazione delle varie asset class. Sebbene le tendenze centrali siano elaborate in qualsiasi distribuzione dei rendimenti, Vanguard si focalizza sull’intero range di risultati potenziali per gli attivi considerati, come i dati presentati in questo documento, il che rappresenta la modalità più efficace per utilizzare le elaborazioni del VCMM.

Il VCMM mira a rappresentare l’incertezza nella previsione generando un’ampia gamma di potenziali risultati. È importante riconoscere che il VCMM non impone “normalità” alle distribuzioni dei rendimenti ma piuttosto è influenzato dalle cosiddette code spesse e dall’asimmetria nella distribuzione empirica dei rendimenti delle classi di attivo modellizzate. All’interno del range di risultati, le singole esperienze possono essere molto diverse, il che evidenzia la natura varia dei potenziali percorsi futuri. In effetti, questo è uno dei principali motivi per cui approcciamo le prospettive di rendimento degli attivi nella cornice della distribuzione.

Informazioni sui rischi d’investimento

Il valore degli investimenti e il reddito da essi derivante possono diminuire o aumentare e gli investitori potrebbero recuperare un importo inferiore a quello investito. 

I risultati precedenti non possono essere presi come riferimento per i risultati futuri. I dati di performance non tengono conto delle commissioni e costi ricorrenti di acquisto e vendita. 

Eventuali proiezioni devono essere considerate di natura ipotetica e non rispecchiano né garantiscono risultati futuri.

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