Il punto di Joao Saraiva, Senior Investment Analyst, Investment and Product Analytics, Vanguard Europe.
I fondi indicizzati e gli ETF che si allineano alle preferenze ambientali, sociali e di governance (ESG) degli investitori si stanno rapidamente diffondendo, con investimenti in prodotti ESG indicizzati europei per oltre 21 miliardi di dollari nel terzo trimestre del 20221.
L'universo in crescita dei fondi ESG indicizzati comprende un'ampia varietà di approcci per tener conto delle considerazioni ESG nei portafogli. I fondi indicizzati e gli ETF ESG replicano indici che possono basarsi su tutta una serie di regole, ed alcuni investitori potrebbero trovare queste metodologie difficili da comprendere. Queste regole stabiliscono quali titoli includere nell'indice, quale esposizione attribuire agli stessi e quali escludere. Da tali scelte dipende la diversificazione del portafoglio in riferimento al benchmark e, in ultima analisi, la performance del portafoglio stesso.
Di fronte a tutte le possibili scelte è importante che gli investitori capiscano come funziona il fondo ESG indicizzato che hanno scelto e se stanno ottenendo la diversificazione che si aspettavano.
La scelta di un fondo ESG indicizzato allineato alle preferenze dell'investitore è ovviamente una considerazione fondamentale nella scelta del prodotto. Per molti gestori di portafoglio le caratteristiche ESG vengono valutate assieme ad altri criteri d'investimento validi per la scelta di qualsiasi altro tipo di fondo.
Ad esempio, viene garantita la diversificazione che ci si aspetta dall’asset class? E per gli investitori che cercano di sostituire in portafoglio un fondo broad con un prodotto ESG, in che misura ciò consente di replicare le caratteristiche di rischio e rendimento del benchmark non ESG? Rispondere a queste domande può aiutare gli investitori a definire le aspettative sui risultati degli investimenti di un determinato fondo ESG indicizzato.
Gli indici cui vengono applicati criteri di screening ESG escludono inevitabilmente alcuni titoli che sono invece presenti nel rispettivo indice di riferimento. Che cosa viene esattamente eliminato e le modalità di attuazione di tali eclusioni variano a seconda della metodologia e dell'approccio di screening utilizzati, che possono andare dagli indici ad esclusione, che evitano o riducono l'esposizione a determinati business cercando di ottenere un rendimento simile a quello di mercato, agli approcci "best-in-class" o "tilting", che includono alcuni costituenti secondo un determinato criterio ESG,o vi allocano una maggiore esposizione.
Qualunque sia l'approccio, gli investitori devono effettuare un'attenta analisi, altrimenti i sottostanti - e di conseguenza la performance - del prodotto ESG indicizzato che hanno scelto potrebbero non essere quelli si aspettavano.
I principali componenti di un indice hanno naturalmente un ruolo preponderante ai fini della performance. Ad esempio, gli indici azionari ESG statunitensi possono in alcuni casi avere più del 33% del patrimonio market-weighted concentrato nelle 10 società più importanti, rispetto ad un peso pari a circa il 23% calcola sull’intero mercato statunitense.
In apparenza può sembrare che i diversi benchmark ESG replichino un universo di titoli simile ma alcune metodologie possono omettere inaspettatamente alcuni titoli - in alcuni casi escludendo le società più grandi e note, che possono rappresentare più del 5% dell'indice di riferimento. Queste omissioni non solo possono sorprendere alcuni investitori, ma possono anche avere implicazioni significative in termini di performance, soprattutto per chi cerca di utilizzare i fondi ESG in sostituzione del core beta.
Il motivo preciso per cui questi titoli vengono esclusi da alcuni indici ESG e non da altri dipende da tutta una serie di fattori, come la restrittività dell'approccio di screening o i rating ESG su cui si basano. Di conseguenza, anche alcuni dei maggiori costituenti dell’intero mercato possono essere esclusi da alcuni indici ESG. Anche se molti investitori potrebbero essere d'accordo con le motivazioni che giustificano l'esclusione, essi dovrebbero anche considerare le implicazioni di tali esclusioni per il portafoglio.
Le 10 principali esposizioni di alcuni indici azionari ESG statunitensi rispetto all’intero mercato
Fonte: Bloomberg, Factsheets. Dati al 31 dicembre 2022.
Note sulle abbreviazioni: per Settore (GICS): CD=beni di lusso, CS=beni di largo consumo, EN=energetici, FI=finanziari, HC=assistenza sanitaria, ID=industriali, IT=informatica, ML=materiali, RE=immobiliare, CM=comunicazioni, UT=servizi di pubblica utilità.
È importante fare chiarezza su ciò che le eventuali esclusioni da un indice ESG comportano per le dinamiche di rischio e rendimento del portafoglio e quali sono gli impatti sulla performance di un indice ESG rispetto all’intero mercato.
L'esclusione dagli indici ESG di alcuni dei principali componenti dell’intero mercato può alterare la composizione settoriale del portafoglio ESG, con conseguenze sulle sue caratteristiche di diversificazione. Ad esempio, l'esclusione dei titoli più importanti del settore tecnologico determina un'ampia sottoponderazione dell'IT nel portafoglio rispetto all’intero mercato, che dovrà essere ridistribuita tra gli altri settori incidendo sulle caratteristiche di rischio-rendimento dell'indice.
Gli investitori dovrebbero considerare come un particolare approccio all'indicizzazione ESG possa influire sulle variazioni di sovra- e sottoponderazione settoriale rispetto all’intero mercato. Più la metodologia di un indice ESG è restrittiva, più la sua distribuzione settoriale si allontana da quella del benchmark non ESG e più è probabile che la sua performance si discosti da quella dell'indice tradizionale di riferimento.
Un universo limitato di titoli rispetto all'intero mercato è una delle qualità che la maggior parte degli investitori ricerca negli indici soggetti a screening ESG. Ma il grado di selettività di un indice ESG determina la distanza dal beta e il rischio di concentrazione a cui espone gli investitori.
Prendendo ad esempio una selezione di indici azionari ESG europei, il grafico seguente mette a confronto la ponderazione cumulativa delle loro prime 10 esposizioni e quelle dell’intero mercato europeo non sottoposte a screening2.
Ponderazione cumulativa delle prime 10 partecipazioni in determinati indici ESG europei rispetto all’intero mercato europeo
Fonte: Bloomberg, Factsheets. Dati al 31 dicembre 2022.
Note sulle abbreviazioni: per Settore (GICS): CD=beni di lusso, CS=beni di largo consumo, EN=energetici, FI=finanziari, HC=assistenza sanitaria, ID=industriali, IT=informatica, ML=materiali, RE=immobiliare, CM=comunicazioni, UT=servizi di pubblica utilità.
Ogni linea colorata rappresenta le dieci partecipazioni più importanti dei diversi indici, mentre la cifra accanto alla decima partecipazione più importante dell'indice rappresenta la proporzione degli asset dell'indice che queste prime 10 partecipazioni rappresentano. Ad esempio, l’intero mercato europeo4, indicato dalla linea color ambra, contiene tutti i 10 titoli più importanti senza interruzioni nella linea, per una ponderazione complessiva del 22,5% nell'indice.
Come ci si potrebbe aspettare, gli indici che applicano un qualsiasi tipo di esclusione ESG sono necessariamente più concentrati rispetto all’intero mercato. E quanto più ampie sono le interruzioni nella linea, tanto più la percentuale delle partecipazioni dell'intero indice ESG diventa sbilanciata verso i suoi componenti principali. Come mostra il grafico, la concentrazione delle prime 10 partecipazioni degli indici ESG illustrati varia da circa un quarto (per l'indice FTSE Developed Europe All Cap Choice) a più di un terzo (per l'indice MSCI Europe SRI Select Reduced Fossil Fuel e l'indice MSCI Europe SRI Filtered Paris Aligned Benchmark) delle partecipazioni totali dei rispettivi indici3.
Comprendere questo rischio di concentrazione aggiuntivo man mano che un indice si allontana dal core beta è fondamentale quando si tratta di adottare un approccio olistico e di portafoglio alla valutazione degli indici ESG. Ciò vale in particolare per gli investitori che utilizzano questi indici per sostituire i fondi con broad beta nei portafogli dei clienti.
Con l'universo degli indici ESG in rapida espansione - e data l'ampia eterogeneità in termini di complessità e di approccio delle metodologie disponibili - è fondamentale che ci sia trasparenza su come viene costruito un indice ESG e su che cosa questo significhi per il portafoglio sottostante.
Di conseguenza, per soddisfare le proprie preferenze d'investimento ESG molti investitori si rivolgono a prodotti indicizzati basati su criteri di esclusione derivati da indici comuni ponderati per la capitalizzazione di mercato. Oltre ad aiutare a limitare l'esposizione businessin conflitto con le preferenze ESG degli investitori, gli indici sottoposti a screening possono offrire un'alternativa ESG a basso costo ai fondi indicizzati tradizionali.
Offrendo un'ampia esposizione a un mercato o a un segmento di mercato, i benchmark ESG basati su criteri di esclusione possono fungere da building blocks di un portafoglio ampiamente diversificato. Inoltre, poiché possono tracciare da vicino la performance del benchmark non ESG di riferimento - a seconda dell'indice ESG scelto - possono anche fungere da sostituto ESG del core beta tradizionale per i gestori di portafoglio che lo desiderano.
1 Fonte: Morningstar Global Sustainable Fund Flows Report, al 27 ottobre 2022.
2 Rappresentato dall'indice MSCI Europe.
3 Fonte: Vanguard, al 31 dicembre 2022. Al 31 dicembre 2022 l'indice FTSE Developed Europe All Cap Choice aveva il 24,99% delle partecipazioni nei suoi 10 costituenti principali, l'indice MSCI Europe SRI Select Reduced Fossil Fuel aveva il 35,98% delle partecipazioni nei suoi 10 costituenti principali e l'indice MSCI Europe SRI Filtered Paris Aligned Benchmark aveva il 37,19% delle partecipazioni nei suoi 10 costituenti principali.
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