Giunti allo spartiacque di metà anno, ci sono tre temi che meritano risalto: (1) i dazi verosimilmente produrranno rumore incessante ma anche un segnale inequivocabile per l’economia globale; (2) tassi di interesse superiori al tasso di inflazione sono destinati a perdurare; e (3) la diversificazione globale è sempre più sostenuta da argomentazioni convincenti. È su questi temi che poniamo l’accento anche dopo le recenti accese tensioni sul fronte geopolitico.
I dazi sono stati usati come strumento di politica molto di più di quanto prevedessimo a inizio anno. Nel nostro outlook economico per il 2025 avevamo messo al centro delle nostre previsioni economiche di breve periodo le forze sul versante dell’offerta e i loro potenziali effetti stagflazionistici (pressione al ribasso sulla crescita e al rialzo sui prezzi). Da allora, l’elevata incertezza sulle politiche e la previsione di rallentamento del commercio mondiale hanno prodotto un’accelerazione delle importazioni e l’accumulo di scorte già prima degli annunci dei dazi. Questo adattamento dinamico offusca i dati macroeconomici e richiede particolare attenzione per distinguere il segnale dal rumore. Grazie alle consistenti anticipazioni di importazioni negli Stati Uniti nel primo trimestre 2025, l’aliquota effettiva dei dazi, vale a dire l’aliquota media ponderata effettivamente pagata dagli importatori, è rimasta per il momento ben al di sotto del 10%. Tuttavia, l’effetto delle importazioni anticipate e l’incertezza politica alla fine si attenueranno e ci aspettiamo che l’aliquota effettiva dei dazi salga intorno al 13% per fine 2025.
Le aliquote dei dazi sono l’elemento chiave per le nostre previsioni economiche
Nota: I dati mostrano le stime dell’impatto delle aliquote effettive dei dazi sulle nostre previsioni per la crescita del PIL e per l’inflazione negli Stati Uniti a fine 2025 in tre diversi momenti temporali: a inizio 2025, allo stato attuale e quando i dazi sono stati annunciati a inizio aprile. Tutti gli altri fattori sono stati mantenuti costanti e le stime sono basate sul presupposto che l’aliquota effettiva resti in vigore sino a fine 2025.
Fonte: elaborazioni di Vanguard, al 13 giugno 2025.
Tuttavia i dazi e le politiche discusse a livello globale potrebbero dimostrarsi un acceleratore di un trend di più lungo periodo. Ad esempio, l’impegno dell’Unione Europea ad aumentare le spese per la difesa potrebbe stimolare l’economia della regione per i prossimi anni e gettare le basi per la crescita della produttività nell’area sul più lungo termine. In Cina, le iniziative per passare da un’economia trainata da esportazioni e investimenti a un’economia più alimentata dai consumi saranno cruciali. E negli Stati Uniti torna sotto i riflettori l’importanza della disciplina di bilancio. Che sia tramite i dazi, la crescita o qualsiasi altro mezzo, gli Stati Uniti devono riportare il disavanzo fiscale su un sentiero di sostenibilità.
Come indicato nel nostro outlook per il 2025, prosegue l’epoca del solido valore del denaro. Questo significa che il tasso d’interesse neutrale, vale a dire il tasso teorico di equilibrio fra domanda e offerta di capitale, è molto più alto di quanto fosse nel periodo antecedente la pandemia di Covid-19. Negli Stati Uniti, l’inflazione è attesa rimanere al di sopra del target del 2% della Federal Reserve (Fed) a breve termine. Tuttavia, di maggiore rilevanza sul lungo termine è il disavanzo del bilancio federale. Al 6%–7% del PIL, è a un livello storicamente alto in tempi di pace e in un contesto non di recessione. Quel che è peggio è che il quadro del deficit sembra destinato a peggiorare nel tempo con l’invecchiamento demografico. Se non contenuti, i deficit persistenti diventeranno una fonte di eccesso di domanda e di pressioni inflazionistiche. Tuttavia, se la Fed resterà impegnata a ottemperare al suo mandato di stabilità dei prezzi, con tutta probabilità si entrerà in un periodo di tassi di interesse reali persistentemente più alti. Il mercato obbligazionario ha già registrato questa tensione e reagito con la richiesta di una maggiore remunerazione del rischio. Andando avanti potremmo sentire parlare di più dei “bond vigilantes”.
Con i tassi sulle obbligazioni societarie intorno al 5%–6%, un livello che non si vedeva da prima della crisi finanziaria globale del 2008, due aspetti meritano di essere segnalati agli investitori. Il primo è che gli spread sono rimasti sorprendentemente compressi nella turbolenza legata alle politiche e verosimilmente resteranno all’interno del range in assenza di eventi imprevisti o di coda (tail risk). Il secondo aspetto è che gli investitori potrebbero dover modificare il loro modo di rapportarsi all’obbligazionario rispetto all’epoca pre-Covid-19, quando il valore era legato agli incrementi dei prezzi dei titoli a seguito del calo dei tassi di interesse. Negli anni a venire, è più probabile che il valore derivi maggiormente da cedole corpose e dal reinvestimento di quei proventi a tassi più alti.
Nel nostro outlook per il 2025 avevamo segnalato una protratta dicotomia nel mercato azionario. Da una parte, una manciata di società americane della “new economy” con crescita annua degli utili intorno al 20% e con valutazioni alte. Dall’altro, le restanti società, sia americane che di altri mercati, che rappresentano la “old economy” con crescita degli utili meno strabiliante e valutazioni più ragionevoli. Questa dualità fra valutazioni permane anche dopo l’impennata di volatilità registrata nella prima metà di quest’anno, in cui dapprima la vulnerabilità delle valutazioni elevate è stata messa a nudo e successivamente le società tecnologiche americane hanno dato prova della loro protratta capacità di generare crescita degli utili anche nel contesto corrente.
Al di là delle valutazioni, c’è un’ulteriore considerazione che rafforza le argomentazioni a favore di portafogli diversificati su scala globale. Infatti, anche se l’IA trasformerà l’economia, e questo è implicito nelle valutazioni attuali, la storia delle trasformazioni indotte dalle tecnologie suggerisce che i benefici di quei progressi vanno oltre le società che pongono le basi infrastrutturali. I prossimi vincitori nella gara dell’IA potrebbero essere quelle società value che beneficiano delle rivoluzioni tecnologiche più che le società growth che hanno creato quella tecnologia. Guardando alla storia degli Stati Uniti, le ferrovie nel diciannovesimo secolo e le società tecnologiche, dei media e delle telecomunicazioni degli anni ‘90 del novecento ne sono alcuni degli esempi più rappresentativii.
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Il Vanguard Capital Markets Model® è uno strumento di simulazione finanziaria proprietario, sviluppato e gestito da esperti di ricerca e consulenti qualificati di Vanguard. Il modello prevede le distribuzioni dei rendimenti futuri di una vasta gamma di classi di attivi. Tra le classi di attivi figurano i mercati azionari statunitensi e internazionali, buoni del tesoro statunitensi e mercati dei titoli societari obbligazionari con diverse scadenze, mercati obbligazionari internazionali, mercati monetari statunitensi, materie prime e alcune strategie d’investimento alternative. Il fondamento teorico ed empirico del Vanguard Capital Markets Model è che i rendimenti delle diverse classi di attivi rispecchiano la contropartita richiesta dagli investitori per assumersi diversi tipi di rischio sistematico (beta). Al centro del modello vi sono le stime del rapporto statistico dinamico tra fattori di rischio e rendimenti degli attivi, ottenute da analisi statistiche basate sui dati finanziari ed economici mensili disponibili a partire dagli inizi degli anni Sessanta del secolo scorso. Tramite un sistema di equazioni stimate, il modello applica un metodo di simulazione Monte Carlo per proiettare i rapporti stimati tra i fattori di rischio e le classi di attivi, come pure l’incertezza e la casualità nel tempo. Il modello produce un’ampia serie di risultati simulati per ogni classe di attivi su diversi orizzonti temporali. Le previsioni si ottengono attraverso misure di tendenza centrale in tali simulazioni. I risultati ottenuti con lo strumento variano ogni volta che lo si utilizza e nel tempo.
Il valore primario del VCMM sta nella sua applicazione all’analisi dei potenziali portafogli dei clienti. Le previsioni per le classi di attivo del VCMM, comprese le distribuzioni della volatilità, delle correlazioni e dei rendimenti attesi, sono cruciali per la valutazione dei potenziali rischi di ribasso, dei diversi trade-off tra rischio e rendimento e dei benefici di diversificazione delle varie asset class. Sebbene le tendenze centrali siano elaborate in qualsiasi distribuzione dei rendimenti, Vanguard si focalizza sull’intero range di risultati potenziali per gli attivi considerati, come i dati presentati in questo documento, il che rappresenta la modalità più efficace per utilizzare le elaborazioni del VCMM.
Il VCMM mira a rappresentare l’incertezza nella previsione generando un’ampia gamma di potenziali risultati. È importante riconoscere che il VCMM non impone “normalità” alle distribuzioni dei rendimenti ma piuttosto è influenzato dalle cosiddette code spesse e dall’asimmetria nella distribuzione empirica dei rendimenti delle classi di attivo modellizzate. All’interno del range di risultati, le singole esperienze possono essere molto diverse, il che evidenzia la natura varia dei potenziali percorsi futuri. In effetti, questo è uno dei principali motivi per cui approcciamo le prospettive di rendimento degli attivi nella cornice della distribuzione.
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