Lukas Brandl-Cheng, Investment Strategy Analyst, Vanguard Europe

 

  • Si prevede che l'inflazione resterà superiore ai livelli previsti per tutto il 2023.
  • Si prevede che le azioni globali offriranno le migliori possibilità di contrastare l'inflazione nel lungo periodo.
  • Le tradizionali coperture contro l'inflazione, come le materie prime, possono aiutare a proteggere i portafogli dai picchi d'inflazione inattesi, ma solo finché permangono le pressioni inflazionistiche. 

 

Non si può nascondere che nel 2023 gli investitori dovranno affrontare una situazione difficile. Nonostante le aggressive misure fiscali adottate dalle banche centrali per contenere l'inflazione, ci aspettiamo che le pressioni sui prezzi nella maggior parte delle economie sviluppate rimarranno al di sopra dei livelli di riferimento fino al 2024 o al 2025.

Non esiste una soluzione unica per proteggersi contro l'inflazione

In tempi così incerti, i consulenti potrebbero essere tentati di orientare i portafogli dei clienti verso attività di copertura per proteggerli dagli effetti corrosivi dell'inflazione sui rendimenti di portafoglio. Ma non esiste una soluzione unica per la copertura contro l'inflazione e i potenziali benefìci dipendono dagli obiettivi, dall'orizzonte d'investimento e dalla tolleranza al rischio dei singoli clienti.

Il grafico seguente analizza le proprietà di protezione contro l'inflazione delle principali classi di attivi in base ai loro rendimenti decennali reali previsti (asse delle y) e al "beta dell'inflazione" (asse delle x). Il beta dell'inflazione misura la sensibilità relativa di un attivo alle variazioni dell'inflazione.  Diversamente dalla correlazione, che coglie solo la somiglianza di direzione tra i rendimenti di un attivo e l'inflazione, il beta dell'inflazione coglie sia la direzione, sia l'entità dei loro movimenti congiunti. Un punteggio beta pari a uno significa che il prezzo dell'attivo si muove, in media, esattamente di pari passo con il tasso di inflazione.

Inoltre la dimensione delle bolle rappresenta la volatilità media attesa dei singoli attivi nei prossimi dieci anni.

La caratteristiche antinflazione di diverse classi di attivi

Le proiezioni devono essere considerate ipotetiche e non rispecchiano né garantiscono risultati futuri.

Note: Il grafico confronta le proiezioni dei rendimenti reali (rettificati per l'inflazione) nei prossimi 10 anni con il beta dell'inflazione per diverse classi di attivi. Il beta dell'inflazione è il coefficiente di pendenza di una regressione lineare della previsione di rendimento al 30° anno su una costante e sulla previsione di inflazione del Regno Unito al 30° anno. Le dimensioni delle bolle rappresentano la volatilità mediana annualizzata prevista per i prossimi 10 anni. I rendimenti delle classi di attivi non tengono conto delle commissioni e delle spese di gestione, né contemplano l'impatto delle imposte. I rendimenti riflettono il reinvestimento dei dividendi e le plusvalenze. Gli indici non sono gestiti, pertanto non è possibile effettuare un investimento diretto. 

Fonti: Calcoli di Vanguard in EUR, al 30 settembre 2022.

 

Si può notare che le azioni globali dovrebbero realizzare una performance superiore a quella delle altre classi di attivi su periodi di tempo più lunghi, con una previsione di rendimento decennale reale mediano annuo (al netto dell'inflazione) del 2,63%. Le materie prime, invece, dovrebbero avere un rendimento decennale reale medio annuo pari a -0,68%.

Per i clienti che cercano di ottenere un rendimento reale positivo su un orizzonte temporale più lungo le azioni globali sono sempre state la soluzione con le maggiori probabilità di contrastare l'inflazione1,2.

Per i clienti con un orizzonte d'investimento più breve le materie prime e le altre coperture tradizionali contro l'inflazione possono contribuire a mantenere il potere d'acquisto, compensando gli effetti dell'inflazione sui rendimenti del portafoglio. Le materie prime hanno un beta dell'inflazione più elevato rispetto ad altre classi di attivi e i loro prezzi tendono a reagire rapidamente agli shock inflazionistici.

Tuttavia gli attivi con un elevato beta di inflazione non sono esenti da rischi. Le materie prime introducono una volatilità aggiuntiva (come indicato dalla bolla di dimensioni maggiori nel grafico), che può rendere i portafogli vulnerabili alle oscillazioni di valore.Questo potrebbe renderle non adatte ai clienti con orizzonti d'investimento più brevi.

Materie prime: Guadagni a breve ma perdite a lungo termine 

In precedenti periodi di inflazione elevata, come negli anni Settanta, le materie prime sono state un'utile copertura inflazionistica contro l'aumento vertiginoso dei costi dell'energia e di altri beni. Tuttavia la nostra ricerca indica che quando le materie prime vengono detenute per periodi prolungati, è probabile che esercitino effetti negativi sui rendimenti del portafoglio.

I grafici seguenti mostrano gli effetti di uno shock inflazionistico nell'anno 1 (grafico di sinistra) e quelli di uno shock più persistente negli anni 1-3 (grafico di destra) sui rendimenti nominali delle materie prime previsti nel tempo. Si può notare come i prezzi delle materie prime (rappresentati dalle linee verde e rossa) tendano a rispondere rapidamente agli shock, ma solo finché permangono le pressioni inflazionistiche. Dopo il calo dell'inflazione le materie prime tendono a frenare i rendimenti rispetto a un portafoglio diversificato di azioni ed obbligazioni.

Per i clienti questo significa dover scegliere esattamente i tempi di apertura e chiusura della posizione, se vogliono sfruttare appieno i vantaggi della detenzione di materie prime come copertura contro l'inflazione, altrimenti è probabile che nel lungo periodo si registrino rendimenti totali inferiori rispetto a quelli ottenuti senza modificare il portafoglio diversificato originario. 

Inoltre, le coperture inflazionistiche comportano un certo livello di rischio di previsione; se una situazione di inflazione elevata non dovesse concretizzarsi come previsto, la posizione di copertura probabilmente otterrà una performance inferiore alle previsioni, impedendo al portafoglio di beneficiare del potenziale rialzo delle azioni nello stesso periodo di tempo.

I rendimenti delle materie prime sono sensibili agli shock inflazionistici, ma possono decadere rapidamente

Le proiezioni devono essere considerate ipotetiche e non rispecchiano né garantiscono risultati futuri.

Note: Il grafico mostra gli effetti di uno shock sull'inflazione e il Vanguard Leading Economic Indicator (VLEI) sui rendimenti nominali delle materie prime in EUR (non coperti) nel tempo, sulla base della distribuzione dei rendimenti del VCMM ricavata da 10.000 simulazioni. La linea rossa tratteggiata indica la previsione di base del VCMM. La linea verde e l'area ombreggiata nel riquadro di sinistra mostrano gli effetti di uno shock temporaneo che fa aumentare l'inflazione nell'anno 1 di una deviazione standard e fa aumentare il VLEI nell'anno 1 di 0,5 deviazioni standard.

La linea gialla e l'area ombreggiata nel riquadro di destra mostrano gli effetti di uno shock persistente che fa aumentare l'inflazione annualizzata negli anni 1-3 di una deviazione standard e fa aumentare il VLEI negli anni 1-3 di 0,5 deviazioni standard.

Fonte: Calcoli di Vanguard in EUR, al 30 settembre 2022.

Servirsi dello Sharpe ratio per confrontare i rendimenti rettificati per il rischio

Lo Sharpe ratio è utile per spiegare perché le azioni globali offrono una migliore protezione contro l'inflazione nel lungo periodo. Infatti, lo Sharpe ratio misura il rendimento di un attivo oltre il tasso privo di rischio e tiene conto della volatilità.. Sulla base delle previsioni decennali di Vanguard possiamo vedere che le azioni globali hanno uno Sharpe ratio più elevato (0,14) rispetto alle materie prime (-0,04). Questo indica che le azioni globali offrono un rendimento atteso rettificato per il rischio più elevato rispetto alle materie prime su un orizzonte temporale di dieci anni. Allungando l'orizzonte temporale, i maggiori rendimenti attesi dalle azioni non fanno che ridurre ulteriormente il vantaggio potenziale di uno spostamento di breve termine verso le materie prime. 

La diversificazione offre la migliore protezione a lungo termine contro l'inflazione

A volte la cosa migliore da fare è soprassedere, soprattutto quando si tratta di investimenti a lungo termine.

Riteniamo che un portafoglio diversificato offra ai clienti le migliori probabilità di sconfiggere l'inflazione nel lungo periodo, anche in una situazione di inflazione elevata. Le azioni si sono dimostrate più volte il miglior diversificatore contro le pressioni dell'inflazione e, in ultima analisi, hanno fatto registrare performance superiori di quelle di altre classi di attivi1.

In prospettiva le preoccupazioni per l'inflazione e la crescita economica fanno sì che i mercati finanziari rimarranno volatili anche nel corso del 2023. Tuttavia, anche quando i mercati si muovono decisamente al ribasso, i consulenti dovrebbero evitare di cadere nel tranello dell'interventismo. La storia ci insegna che aiutare i clienti a mantenere un portafoglio diversificato e a concentrarsi sui loro obiettivi è la migliore protezione contro l'inflazione nel lungo periodo.

 

 

Note

1 Secondo la ricerca di Vanguard i rendimenti reali medi annualizzati delle azioni dell'area euro e di quelle globali sono stati rispettivamente del 2,3% e del 4,2% nel periodo compreso tra il 28 febbraio 1999 e il 30 novembre 2022. Nello stesso periodo di tempo le azioni dell'area euro e quelle globali hanno fatto registrare performance superiori a quelle delle obbligazioni dell'area euro (1,1%), delle obbligazioni globali coperte (0,9%), delle materie prime (1,8%) e della liquidità (- 0,6%). Fonte: Calcoli di Vanguard, basati su dati Refinitiv.

2Finché la correlazione tra inflazione interna ed estera è inferiore a uno, le azioni estere fungono da copertura efficace contro l'inflazione. Questo perché un'inflazione locale più elevata dovrebbe provocare un deprezzamento della valuta locale, con conseguente aumento dei rendimenti azionari esteri, a parità di altre condizioni (Rodel, 2014).

Informazioni sui rischi d’investimento

Il valore degli investimenti e il reddito da essi derivante possono diminuire o aumentare e gli investitori potrebbero recuperare un importo inferiore a quello investito.

I risultati precedenti non possono essere presi come riferimento per i risultati futuri.

IMPORTANTE Le proiezioni e le altre informazioni ottenute col VCMM per quanto riguarda la probabilità dei diversi risultati degli investimenti sono di natura ipotetica, non rispecchiano risultati d'investimento reali e non sono garanzia di rendimenti futuri. I risultati del modello possono variare ogni volta che lo si utilizza e nel tempo.

Le proiezioni ottenute col VCMM sono basate su un'analisi statistica di dati storici. I rendimenti futuri possono avere un andamento diverso dai modelli storici catturati nel VCMM. È importante notare che il VCMM potrebbe sottostimare gli scenari negativi non osservati nei periodi storici sui quali è basato il modello di stima.

Il Vanguard Capital Markets Model® è uno strumento di simulazione finanziaria proprietario, sviluppato e gestito da esperti di ricerca e consulenti qualificati di Vanguard. Il modello prevede le distribuzioni dei rendimenti futuri di una vasta gamma di classi di attivi. Tra le classi di attivi figurano i mercati azionari statunitensi e internazionali, buoni del tesoro statunitensi e mercati dei titoli societari obbligazionari con diverse scadenze, mercati obbligazionari internazionali, mercati monetari statunitensi, materie prime e alcune strategie d’investimento alternative. Il fondamento teorico ed empirico del Vanguard Capital Markets Model è che i rendimenti delle diverse classi di attivi rispecchiano la contropartita richiesta dagli investitori per assumersi diversi tipi di rischio sistematico (beta). Al centro del modello vi sono le stime del rapporto statistico dinamico tra fattori di rischio e rendimenti degli attivi, ottenute da analisi statistiche basate sui dati finanziari ed economici mensili disponibili a partire dagli inizi degli anni Sessanta del secolo scorso. Tramite un sistema di equazioni stimate, il modello applica un metodo di simulazione Monte Carlo per proiettare i rapporti stimati tra i fattori di rischio e le classi di attivi, come pure l'incertezza e la casualità nel tempo. Il modello produce un'ampia serie di risultati simulati per ogni classe di attivi su diversi orizzonti temporali. Le previsioni si ottengono attraverso misure di tendenza centrale in tali simulazioni. I risultati ottenuti con lo strumento variano ogni volta che lo si utilizza e nel tempo.

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